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A SPASSO PER LA VIA FELIX

Capua è una città speciale

Che cosa rende la città di Capua così incredibile sotto il profilo artistico e architettonico? Per scoprirlo (e capire il perché di un’architettura così peculiare) torneremo alle sue origini storiche in questo articolo che vi aiuterà ad aguzzare bene la vista in occasione della prossima visita in città.

Capua è una città speciale. Lo si può apprezzare, senza avere nessuna nozione storica, già solo camminando tra i suoi vicoli: la sensazione di abitare una città antica è molto più evidente che in tante altre ugualmente vecchie, probabilmente per effetto della struttura della città o meglio ancora delle sue pietre parlanti, che riempiono le superfici murarie. Ma perché Capua è così piena di frammenti antichi incastonati nelle sue mura? 

LE ORIGINI DI CAPUA MODERNA: PERCHÉ GLI ANTICHI COSTRUIVANO COSÌ?

Capŭa, quella antica, dalla storia trimillenaria, è oggi sepolta sotto l’attuale Santa Maria Capua Vetere ed in parte San Prisco. Nel suo periodo di massima fama, con i Romani, era tra le città più grandi al mondo, aveva un proprio Senato – da cui il famoso acronimo S.P.Q.C. – e per questo era chiamata Altera Roma. Devastata più volte fino a divenire parte del longobardo Ducato di Benevento, fu distrutta e saccheggiata definitivamente dai Saraceni; gli abitanti così scapparono, rifugiandosi a Sicopoli -pressappoco l’attuale Triflisco. 

Con il cuore ancora spezzato per la perdita della propria Urbe, i Capuani tornarono nella piana campana e tra le insenature del Volturno, dove era situato il porto fluviale di Casilinum, diedero vita al nuovo insediamento. Siamo nell’alto medioevo ad un secolo dall’anno mille e la tecnica del reimpiego di materiale è già un’abitudine. 

Infatti sapientemente la popolazione capuana, con una sorta di piglio ecologico, raccoglie tra i resti dell’antica Capua, ormai distrutta dagli incendi, tutto il materiale lapideo più prezioso. L’Urbe romana diventa una cava, e la spoliazione non si arresterà per secoli. L’apoteosi dell’antico che si aggrappa disperatamente al presente per cercare di sopravvivere. 

CHE COS’È IL REIMPIEGO

Il reimpiego è una tecnica povera, stilisticamente e artisticamente; al contrario di importare nuovi marmi dalle zone esotiche del Mediterraneo, si faceva man bassa di ogni materiale ottenendo risultati più simili a puzzle che ad architetture coscienziose. Niente più che pietre da costruzione, spesso anche frantumate per farne conglomerati cementizi adatti alle fondazioni. Ma dall’accostamento di marmi e pietre di diverse epoche risalta una qualità che altrimenti non si sarebbe notata: il valore di antichità del pezzo, una caratteristica forse non tanto evidente per chi ha costruito quelle architetture e che si è potuta apprezzare soltanto con il tempo. 

Così, ad esempio, possiamo incontrare stele, cippi, are, capitelli, trabeazioni, colonne o addirittura statue e busti che fanno compagnia ad insegne, cassette postali, contatori del gas, pluviali, intonacature approssimative. La sensazione è quella di passeggiare in una miniera di pietre preziose incontrando qua e là vestigia del passato incastonate nella muratura. Vestigia la cui storia originale è acqua passata ed il cui valore lo da soltanto il nuovo ordine con cui sono state disposte. 

ESEMPI DI REIMPIEGO A CAPUA

Emblematico è il caso del palazzo del comune di Capua; sulla sua facciata troviamo delle teste di divinità e figure mitologiche, probabilmente recuperate dallo scavo dell’Anfiteatro. Su tutte spicca quella del dio Volturno. Ma sono davvero tanti i reperti, come fosse un museo a cielo aperto; talmente tanti che nonostante sia un centro storico piccolo è quasi impossibile notarli tutti in un’unica volta. 

Dunque, che dire, durante la prossima passeggiata per la piccola perla della Via Felix, mantenete alta l’attenzione, guardate ovunque e provate a non perdervi nessuna di queste testimonianze del passato. Buona caccia!

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